lunedì 25 gennaio 2010

Vacuo (4° parte) Altre presenze

Il suono le risuonava nella mente, nel pensiero si sentiva invasa di felicità, un suono che non sapeva da dove venisse, una specie di trance subliminale sparata nell'etere che colpiva solo lei, una sorta di messaggio. Telepatia.

Era già un po' che sentiva questo suono, giorni, settimane, ed era decisamente preoccupata non sapeva cosa potesse essere. Qualcosa cambiò nel suo pensiero, si aprì una luce ed una voce la avvicinò, era uno spiraglio di luce seguito da un soffio di voce, un pensiero in una lingua sconosciuta. La prima reazione fu paura, ma poi si sentì tranquillizzata, rassicurata. Si rese conto, che malgrado fosse in una lingua che non conosceva, capiva quella voce, anzi, ecco, quella voce le diceva di ascoltare la musica del suo pensiero. E lei l'aveva fatto, già prima, senza sapere di doverlo fare.

La voce luminosa le fece sapere che era pronta a comunicare con lei, ma questo lei già lo sapeva. Si sentì trasportare da questa luce in un mondo diverso, il mondo della mente che emanava quella musica. Cominciò a prendere colore e forma, diventò un mondo materiale, poteva distinguere nella sua mente delle forme come di persone, delle costruzioni, un sole bianco, monti, ma anche alberi, e molte altre strutture che non riusciva a spiegarsi.

Quella voce veniva forse da un altro pianeta, da un altro sistema solare. Da un altro sole? Le pareva, ma a questo non sapeva rispondere.

Vedeva con gli occhi del suo interlocutore, non sapeva chi potesse essere, ma intanto vedeva il mondo che la circondava. Ora non ne aveva paura, anzi ne era molto incuriosita, era già abituata a sentire la musica e la voce, per cui non trovò difficile adattarsi nel vedere una nuova realtà, o meglio una realtà virtuale, seguiva interessata le immagini che riceveva.

Si entusiasmava quando il suo interlocutore le mostrava qualcosa che entusiasmava anche lui, sentiva che questa persona era molto sensibile, e ne era affascinata, attraverso la sua mente.

Quello che non le andava effettivamente, era di non poter comunicare con il suo interlocutore, quindi non capire appieno cosa le succedeva, riceveva solo unilateralmente, come da un video, le esperienze del suo interlocutore, che però le aveva accennato alla possibilità, in futuro, se lei voleva di imparare a parlare anche lei.

Doveva dire che il suo interlocutore era comunque attento alle sue necessità. Rispettava i suoi bisogni di riposo, e non la disturbava se stava compiendo qualche lavoro che richiedeva tutta la sua concentrazione. Interveniva solo nei momenti di pausa, dove lei poteva seguire la sua attività quotidiana senza mantenere una grossa attenzione.

Vedeva nuvole rosa, cirri alti nel cielo, quando si muoveva, girava gli occhi, vedeva strane costruzioni, strani alberi, era strano che proprio lei vedeva queste cose, era lei che si muoveva di volta in volta, doveva anche dire che le trovava interessanti, insomma le piacevano. Pensò che probabilmente anche il suo interlocutore poteva fare lo stesso con lei, lui vedeva la Terra coi suoi occhi... orribile, doveva fargli vedere qualcosa di meglio che non il suo ufficio o i grattacieli di orrende città a dismisura d’uomo.

Doveva trovare un posto fuori città che potesse rendere giustizia alla Terra, un luogo che poteva andare bene era sicuramente la scogliera del paese dov’era nata, un posto delizioso, con la foresta poco distante, e il mare che si infrangeva sugli scogli, spumeggiando in una miriade di schizzi bianchi. Sì, quello era il posto ideale.

E intanto vedeva anche che il suo interlocutore non era solo, ora anche lui era dentro una loro città, probabilmente la sua città, era attorniato da una moltitudine di persone, queste ricordavano per certi aspetti gli umani, erano particolarmente alti, non tanto robusti, non dotati di particolare muscolatura, un po’ troppo mingherlini per i suoi gusti, ma non per questo sgradevoli, ecco erano particolari, certamente diversi. Le sembrava che, così a vedersi, potessero convivere tranquillamente con gli esseri umani, non c’erano grosse differenze. Aveva la sensazione di seguire un'intervista, stava rispondendo a delle precise domande del suo interlocutore. Le poneva delle continue e impercettibili domande, probabilmente al suo subconscio, perché, le sembrava di compiere un’analisi su richiesta, per confermare o disattendere delle supposizioni a teorie dell’interlocutore.

Ma alle volte credeva fosse un’esagerazione, alle volte pensava che probabilmente il tutto era frutto della sua immaginazione, che non poteva essere lei la fortunata chiamata a colloquiare con un essere di un altro mondo, le pareva proprio impossibile, decisamente incredibile. Pensava addirittura di essere completamente uscita di senno, dato che non soltanto aveva delle voci, ma aveva anche le allucinazioni, complete di profumi e odori. E che probabilmente era ora di darsi una regolata, aveva accumulato troppo stress.

Il tutto era dato anche dall’idea di tornare nei suoi luoghi natii, il suo pensiero precedente, era il suo subconscio che le chiedeva una pausa sul lavoro, che non avrebbe dovuto disattendere.

Insomma aveva preso la decisione di tornare a casa dai suoi per il prossimo fine settimana, del resto era già venerdì ed erano solo un paio di ore in auto, se occorreva sarebbe rimasta per tutta la settimana successiva... d’accordo. Lo strano fu che come ebbe preso la decisione il suo interlocutore le fece capire che anche lui era d’accordo con lei, aveva modo così di farle incontrare un uomo, una persona che lei non conosceva, che avrebbe potuto rassicurarla della veridicità delle sue “visioni”, perché stava vivendo un'esperienza del tutto simile alla sua. Una persona che lei non conosceva, che stava dalle parti dove voleva andare, ma allora il suo interlocutore sapeva che stava per partire e dove voleva andare.

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