giovedì 29 marzo 2012

L'Italia e le fonti rinnovabili - Ma servono davvero le centrali nucleari


(fonte repubblica online)

Energia sempre più piccola e verde
ormai soddisfa un quarto dei bisogni

Presentato il rapporto di Legambiente "Comuni rinnovabili". Grazie alla produzione di 400 mila impianti diffusi sul territorio le rinnovabili coprono il 26% dei consumi nazionali. Il ministro Clini: "C'è poco spazio per altre grandi centrali termoelettriche"di VALERIO GUALERZI

ROMA - L'Italia non è completamente coperta da pannelli solari e non siamo ancora stati sfrattati da casa, eppure nel 2011 il 26,6% dell'elettricità e il 14% dell'energia  che abbiamo consumato è stata comunque prodotta da fonti pulite. "Comuni rinnovabili", l'annuale rapporto realizzato da Legambiente, ha tra i tanti meriti soprattutto quello di ricordarci come un lento e silenzioso cambiamento dal basso ha rivoluzionato negli ultimi anni il sistema energetico italiano, smentendo i catastrofici verdetti dei detrattori interessati. ''Se tutta l'Italia fosse ricoperta di pannelli solari e la popolazione venisse trasferita su navi avremmo comunque a disposizione un quarto dell'energia necessaria", sentenziava nel 2010 l'amministratore delegato dell'Eni Paolo Scaroni.

Bene, l'ultimo dossier di Legambiente, realizzato in collaborazione con il Gse e Sorgenia, presentato questa mattina a Roma alla presenza del ministro dell'Ambiente Corrado Clini e del Presidente dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas Guido Bortoni, certifica invece che un obiettivo simile è stato centrato nel giro di appena due anni senza bisogno dei paventati devastanti effetti collaterali.


Un nuovo modello. "Dal 2000 ad oggi 32 TWh da fonti rinnovabili si sono aggiunti al contributo dei vecchi impianti idroelettrici e geotermici", si legge nel rapporto. "E' qualcosa di mai visto, che ribalta completamente il modello energetico costruito negli ultimi secoli intorno alle fonti fossili, ai grandi impianti, agli oligopoli", spiega il curatore Edoardo Zanchini. "Decine di migliaia di impianti installati negli ultimi anni (piccoli, grandi, da fonti diverse) e i tanti progetti in corso di realizzazione - sottolinea - stanno dando forma a un nuovo modello di generazione distribuita, in uno scenario che cambia completamente rispetto al modo tradizionale di guardare all'energia e al rapporto con il territorio".

Risultati esaltanti. "Comuni rinnovabili" snocciola quindi una lunga serie di numeri che descrivono la portata del fenomeno. Grazie a oltre 400 mila impianti distribuiti su tutto il Paese, la produzione da fonti rinnovabili "nel 2011 ha raggiunto il 26,6% dei consumi elettrici complessivi italiani (eravamo al 23% nel 2010), e il 14% dei consumi energetici finali (eravamo all'8% nel 2000)". "In un anno - si legge ancora nel dossier - la produzione è passata da 76,9 TWh a 84,1, secondo i dati del GSE, e malgrado il contributo dell'idroelettrico sia sceso (da 51 TWh a 47), perché intanto sono cresciute tutte le altre fonti". Nel trarre i bilanci non si può prescindere dal totale, ma la vera forza delle rinnovabili per come viene fotografata dal rapporto di Legambiente sta nella loro capillarità.


Non solo fotovoltaico. Grazie a un mix di fonti pulite (grande idroelettrico escluso), ben 279 Comuni soddisfano una percentuale compresa tra il 50 e il 79% delle loro necessità, 1338 coprono tra il 20 e il 49%, mentre quelli autosufficienti per la sola elettricità sono oltre 2mila. E se siete preoccupati per gli impatti sul paesaggio p il caso di citare anche i 109 municipi dove questo obiettivo è centrato grazie esclusivamente al fotovoltaico installato sui tetti degli edifici. Il top è rappresentato infine dai 23 comuni energeticamente autosufficienti al 100%, quasi tutti concentrati nell'arco alpino. In testa alla classifica troviamo quest'anno una nuova entrata, Varna, in provincia di Bolzano, che copre i fabbisogni delle proprie famiglie attraverso 66 impianti fotovoltaici per complessivi 3,3 MW, un piccolissimo impianto mini idroelettrico da 70 kW e un impianto a biogas da 1.140 kW mentre l'energia termica viene prodotta attraverso un impianto a biomasse da 6.500 kW e distribuita attraverso una rete di teleriscaldamento. Altri riconoscimenti sono andati invece al comune toscano di Vicchio e alla provincia di Roma.


Ciò che ancora manca. Il rapporto fotografa insomma un caso italiano di successo, con punte di eccellenza a livello internazionale, ma secondo Legambiente non è tanto importante ricordare le valutazioni dei tanti "che avevano considerato questi risultati semplicemente impossibili da realizzare" quanto gettare le basi per consolidare e ampliare gli obiettivi raggiunti. La madre di tutte le ricette è la definizione di quel piano energetico nazionale che manca ormai da decenni e che ormai, vista l'emergenza ambientale, dovrebbe chiamarsi Piano per il clima. Al suo interno, spiega Zanchini, "è il momento di dare certezze a questa prospettiva, puntando su un modello sempre più efficiente, distribuito, rinnovabile: non sono consentiti ulteriori e incomprensibili ritardi da parte del governo nell'emanazione dei decreti di incentivo alle rinnovabili termiche ed elettriche, e serve anche più coraggio per spingere la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio".

Luoghi comuni da rivedere. Ma proprio come il successo delle rinnovabili ha smentito i luoghi comuni sulla loro inevitabile marginalità, allo stesso modo se si vuole davvero andare avanti occorre fare piazza pulita dal ritornello che ci vuole perennemente in credito di nuove centrali. "Secondo i dati di Terna - ricorda il dossier - il totale di centrali termoelettriche installate è pari a 78mila MW, a cui vanno aggiunti 41mila MW da fonti rinnovabili. Se consideriamo che il record assoluto di consumi di elettricità in Italia (avvenuto il 18 dicembre 2007) è di 56.822 MW richiesti complessivamente alla rete, si comprende come il tema della sicurezza, e quindi la necessità di realizzare nuove centrali, non esista", a maggior ragione in virtù dei tanti "investimenti fatti in centrali che lavorano meno ore di quanto programmato. Con la conseguenza che le aziende hanno interesse a non far calare i prezzi per rientrare degli investimenti".

La sponda del ministro Clini. In realtà le prime bozze che circolano in materia di incentivi alle rinnovabili (termiche ed extra fotovolotaico), insieme alle spinte per il varo di un quinto conto energia che dia un giro di vite troppo stretto al solare incutono grande preoccupazione per il futuro. Ma consolo se non altro che dopo tanto tempo a questa parte le analisi degli ambientalisti coincidano non solo con quelle di un crescente settore industriale, ma anche con quelle del ministero dell'Ambiente. E' necessario "rafforzare la diffusione degli impianti di generazione distribuita incardinata sulle fonti rinnovabili di efficienza energetica", ha avvisato oggi il ministro Clini. Bisogna, ha ricordato, "rivedere il Piano energetico nazionale, aggiornare il Piano d'azione sulle rinnovabili e mettere insieme queste due cose, tenendo presente la direttiva Ue, sull'efficienza energetica, ormai in fase di approvazione, e legando tutto questo alle smart cities e all'efficienza energetica". Tutto ciò, ha considerato ancora Clini, "mette in discussione la situazione attuale, nella quale c'è poco spazio per altre grandi centrali termoelettriche e questo impatta sul monopolio energetico nazionale. Ma ormai - ha concluso - questo è lo schema sul quale stiamo lavorando". 
(28 marzo 2012)



1 commento:

  1. .... Ma alla fine servono davvero le centrali nucleari. Ma il mio pensiero che siano solo delle macchine mangia soldi non credo sia molto lontano dalle realtà.
    Non credo che le centrali nucleari servano all'Italia, anche se forse il nuovo governo ha fatto decadere la cosa, non se ne parla, quindi forse ha cancellato il programma, o forse lo tirerà fuori a tempo debito.

    Sergio

    RispondiElimina