domenica 4 dicembre 2011


Svizzera, riforma del fisco
per dire addio al nucleare

Rivoluzione 'verde' preparando l'abbandono del nucleare: il governo elvetico pensa a imposte più alte per chi utilizza combustibili fossili, stimolando così le energie alternative attraverso meno tasse per chi è più eco-sostenibiledi FRANCO ZANTONELLI

BERNA - Tassare di più l'energia da fonti fossili e di meno il lavoro ed il risparmio. È l'obiettivo ambizioso del governo elvetico che, incentivando popolazione e imprenditori ad utilizzare fonti energetiche alternative con sgravi fiscali, ritiene di poter traghettare la Svizzera all'abbandono del nucleare, nel 2035. Il che significa, in sostanza, un carico fiscale più leggero per chi utilizza energie non inquinanti e più pesante per chi ricorre, ad esempio, a quelle fossili. 

Sono cinque le centrali nucleari elvetiche che verranno spente, di qui al 2035, così com'era stato deciso a ridosso della catastrofe nucleare 1 di Fukushima. Centrali che, attualmente, assicurano il 40 per cento del fabbisogno energetico svizzero. 

"Un'imposta sull'energia - ha spiegato il ministro delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf - comporta una vera e propria rivoluzione del sistema fiscale. Dalla quale deriverà una diminuzione delle altre imposte, comprese quelle che toccano i redditi dei cittadini, gli introiti delle aziende, come pure un'eventuale riduzione dell'Iva". 

Anche se, proprio l'Iva, che ogni anno porta, nelle casse pubbliche svizzere, l'equivalente di 20 miliardi di euro, appare per Widmer-Schlumpf l'ostacolo più arduo da superare, in vista dell'introduzione di una fiscalità ecologica. 

Il progetto, intanto, fa storcere il naso agli ambienti economici ed ai partiti che li sostengono, nonostante la rassicurazione del ministro secondo cui "il carico fiscale non verrà aumentato". I liberali paventano il "passaggio ad un'economia pianificata", mentre per le associazioni imprenditoriali "la Svizzera, in particolare per le pressioni che sta subendo dall'esterno, necessita di una serie di riforme, all'interno delle quali non c'è, tuttavia, spazio per un'imposta ecologica". 

Di parere opposto i Verdi e la sinistra, i quali chiedono ora che la riforma venga messa in atto rapidamente. Il ministro dell'ambiente, Doris Leuthard, ha spiegato che si lavorerà a tappe. "Si tratta di capire - ha detto - quali obiettivi si potranno raggiungere nel 2020, nel 2035 e nel 2050". Anche perché la chiusura delle centrali nucleari, approvata dal parlamento, è inderogabile. Ne conseguirà che, entro il 2035, solo industria e servizi dovranno risparmiare 49 terawattora, ovvero 49 milioni di megawattora. 

L'anno prossimo il governo avrà le idee più chiare e entro l'estate dovrà stabilire quale degli scenari, nel frattempo allo studio dei ministeri dell'ambiente e delle finanze, sarà ritenuto più realistico e accettabile da parte dell'opinione pubblica. "Una delle condizioni per una riforma ecologica del fisco - ha messo in guardia non a caso Beat Bürgener, docente di economia politica all'università di Ginevra - è che lo Stato non miri a riempire le proprie casse. L'obiettivo è quello di cambiare le abitudini energetiche dei cittadini, non di aumentare le tasse" . 


(Repubblica online)

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