lunedì 25 agosto 2008

Ugly Betty

Lanciata dal telefilm Usa sulla bruttina è tra le attrici più contese a Hollywood

Il vero volto di «Ugly Betty»

America Ferrera è ormai una star. «E sono fiera dei miei film che parlano anche di immigrati»

LOS ANGELES — Non è stato solo un anno di successi personali per America Georgine Ferrera, alias Betty Suarez, personaggio leader della serie tv Ugly Betty, che la vede di nuovo in corsa per i prossimi Emmy. La ragazza, 24enne figlia di due immigrati honduregni, è nelle sale — dopo i tanti premi andati a La misma luna lanciato al Sundance e poi campione d'incassi in lingua spagnola — con il delicato film d'amicizia al femminile The sisterhood of the travelling pants 2, che riunisce alcune tra le migliori promesse di Hollywood.

L'affermazione di America, sia in campo cinematografico che televisivo, un passo a due nel quale la Ferrera crede fermamente, ha rafforzato («O almeno lo spero», sorride lei) il potere degli ispanici in tutto lo spettacolo americano. Come premio finale, le ha portato giovedì a Beverly Hills un riconoscimento speciale e a La misma luna ha procurato l'Oscar latino, l'Imagen Award, istituito a Los Angeles nel 1985. Pochi giorni prima, nel gala degli Alma Awards (American Latino Media Arts), America aveva ritirato al Pasadena Pacific Center il suo primo premio alla carriera. Cresciuta nella Valley di Los Angeles, a Woodland Hills, una periferia abitata prevalentemente dalla middle lower class caucasica e latina, America ha cominciato ad affermarsi già a 16 anni: «Conquistai un ruolo nel film di Disney Channel Gotta Kick It Up. Mio fratello e le mie quattro sorelle (America è la più piccola della famiglia, ndr) non facevano che prendermi in giro: "Disney Channel oggi, significa Oscar domani". Adesso non ridono più quando li costringo a ripassare i premi e le nomination conquistate, sin dalla mia prima nel 2003 come miglior attrice debuttante ai Free Spirit Award con Real Women Have Curves». E proprio quel suo morbido corpo latino, quando era ragazzina, le procurava un sacco di complessi... «Ma di certo non mi ha fatto diventare anoressica».

Oggi ne va fiera: «Voglio essere solo me stessa». «Il successo non mi ha cambiata — puntualizza —. Ho sempre lo stesso ragazzo, conosciuto ai corsi dell'University of Southern California, quella che frequentarono Spielberg e Lucas... per intenderci. Siamo fanatici di cinema e Ryan Piers Williams, che mi scelse per il suo saggio come regista nei corsi di cinema, lavora con Soderbergh e tanti registi nella produzione e nel montaggio. Sono certa che diventerà un grande filmaker». I fratelli la prendono ancora in giro, ma solo dicendole che per la festa di Halloween, i costumi e il trucco e la macchinetta dei denti della sua Betty vanno a ruba per gli horror party. Chiacchiera con spontaneità America, anche quando racconta del divorzio dei genitori, avvenuto quando aveva sette anni. Il padre decise di ritornare in Honduras. «La mamma trovò un lavoro a Los Angeles come direttrice delle cameriere in un albergo e riuscì a crescere in modo fantastico noi cinque sorelle e mio fratello. Specie per lei, sono fiera quando riesco a interpretare un film significativo per i latinos. Guarda caso, La misma luna narra la storia di un bambino deciso a passare il confine tra Messico e California per ritrovare la madre cameriera. Sono orgogliosa delle mie storie vere di famiglia e immigrazione e sono stata anche produttrice esecutiva e attrice di un film del colombiano Josè Antonio Negret. Mi piacerebbe recitare per Guillermo Arriaga e altri latini».

Di The sisterhood of the travelling pants 2, dal quarto libro di Ann Brashares, dice: «Noi quattro protagoniste siamo amiche e veniamo tutte dalla tv. Amber Tamblyn è conosciuta per la serie Joan of Arcadia, Blake Lively è una Gossip Girl, Alexis Bledel è una Gilmore Girl. Anche grazie a noi, c'è un travaso di giovani attori dalla tv al cinema». Intanto ha terminato a New York la terza serie di Ugly Betty. Frenando le tante cose che vorrebbe comunicare, conclude: «Non mi aspettavo certo che Ugly Betty si imponesse come un fenomeno internazionale, conquistando anche Hillary Clinton per la campagna presidenziale della quale mi sono impegnata, diventando amica di Chelsea. Aver fatto esperienze formative con Hillary è stata una vera scuola».

Giovanna Grassi
24 agosto 2008


1 commento:

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