giovedì 26 giugno 2008

La show girl: stalking e stupri, 300 email al giorno

«Un anno con le donne violentate
e umiliate. Fino a non dormire più»

Michelle Hunziker: così le ho aiutate

MILANOLa Michelle che non ti aspetti parla di «vite tormentate », di «donne che hanno bisogno di uscire dal silenzio», di violenze, mobbing, soprusi, solidarietà. E «vabbé, se ne faranno una ragione quelli che pensano ame solo come donna-immagine ». La Hunziker versione no-gossip ricorda i primi tempi della Fondazione «Doppia Difesa», centro di aiuto alle donne voluto e messo in piedi assieme a Giulia Bongiorno, un anno fa. «Lavoravo tutto il giorno. La sera facevo Striscia e quando finivo mi appiccicavo al computer a leggere le storie delle nostre donne. Ogni volta che aprivo un file entravo in una vita segnata. Cose pazzesche. Poi di notte facevo molta fatica a dormire perché cercavo una via d’uscita per quelle donne. Ti viene l’angoscia, credimi. Non ti abitui mai, ci stai male. A un certo punto non ce l’ho più fatta. Non ho più letto nulla di quelle storie prima di dormire. Ho capito che a continuare così sarei andata in depressione ». Con il tempo Michelle ha imparato a dosare emotività e reazioni. Ha incontrato molte delle «sue» donne, si è così appassionata al tema da diventare un po’ avvocato, un po’ psicologa. «È stata dura», riflette oggi, «ma chemeraviglia poi, quando capisci che i tuoi sforzi non sono stati vani...».

Come quella volta che una ventenne decise di parlare di sé. Solo con Michelle, solo grazie a Michelle. «All’inizio era come se le parole non trovassero la via per uscire. Poi si è sbloccata e perme è stato un momento di felicità. Il suo è il racconto di un’infanzia e di un’adolescenza negata, distrutta. Dal giorno della prima comunione fino ai 18 anni è stata stuprata, umiliata, usata dai suoi zii, a turno. In alcuni periodi è successo ogni santo giorno. Quando l’ha detto a sua madre si è sentita rispondere che una denuncia avrebbe rovinato la famiglia. È stato il colpo più grave. È diventata autolesionista, ha cercato di uccidersi. Oggi vive sola, lontana dall’orrore del passato. Ecco, sentire di aver aiutato una persona così mi fa stare bene».

A Doppia Difesa arrivano dalle 200 alle 300 e-mail al giorno: scrivono donne violentate, discriminate, umiliate, perseguitate da mariti, spasimanti, fidanzati, private del diritto di vedere i figli, angosciate dal mobbing. Di tutto di più. Si fa un primo screening, si verifica l’attendibilità di storie e persone e poi si interviene, con civilisti, penalisti, psicologi, analisti, con le case-rifugio dove ospitare chi è in pericolo. «Se il caso è molto urgente prendiamo il primo volo e raggiungiamo chi ci chiede aiuto», dice Michelle. Le storie raccolte dalla Fondazione sono ormaimigliaia, «molte così assurde, drammatiche, paradossali che non ci si può credere » valuta Michelle. Per esempio la signora che ha presentato 82 denunce contro la persecuzione del marito: «Tutto documentato. Non si è mai risolto nulla. Soltanto ora, dopo il nostro intervento, c’è un procedimento in corso contro di lui». Sullo stalking la bionda di Striscia è preparata per esperienza personale: da anni ci sono ammiratori (in tutto 5) che la tormentano, uno l’ha minacciata di morte e lei dai microfoni di Striscia gli ha detto in diretta: «Vado dalla polizia». Però, poi, dice: «Per favore non dite che sono una vittima. Io reagisco sempre, denuncio sempre. E non mi lamento perché mi posso permettere una guardia del corpo per me e Aurora, mia figlia. Mi chiedo: e chi non può farlo? A volte riceviamo appelli disperati e a me sembra di vedere le scene. Una ragazza ci ha chiesto una mano perché il suo ex fidanzato entrava in casa quando lei non c’era, le tagliuzzava i vestiti e poi li ripiegava. Roba da film horror. Potete immaginare una vita con quest’ansia addosso? ».

Accorata, Michelle, mentre racconta delle sue donne. Dice che lo sa, tutti hanno pensato che in quest’avventura lei ci mettesse solo l’immagine. «E invece no. Ci metto energia, tempo, emozioni. E ci metto anche la faccia. Come fanno alcune delle nostre donne che hanno deciso di raccontare in video la loro esperienza. Non so se alla fine ne uscirà un documentario o qualcos’altro. So che il loro coraggio aiuterà le altre a uscire dal silenzio. So che se tutto questo servirà a salvare anche una donna soltanto ne sarà valsa la pena».

Giusi Fasano
26 giugno 2008

Nessun commento:

Posta un commento